2007 Investigazione Difesa Penale Di Vadim Fursov.
ISOG avvia una ampia investigazione difesa penale per trovare nuove prove a favore di Vadim Fursov.
ISOG riceve un incarico dallo Studio Legale Ciampa il 21 aprile del 2006 per iniziare una investigazione difesa penale dell’omicidio di Omar Gamal Abdel Aziz Hussein avvenuto in Roma il 21 gennaio del 1991.
“Questa è una storia molto complicata che provo a riassumere così.”, Paolo Bourelly, Presidente di ISOG ha detto oggi.
“Ogni domenica Omar era solito vendere icone russe, macchine fotografiche e l’altra merce al suo banco in Porta Portese, il famoso mercato delle pulci di Roma. E così fece il 20 gennaio del 1991. Quella fu l’ultima volta che la gente lo vide.
Quattro giorni più tardi, suo fratello riportò alla polizia che suo fratello era sparito e che una rapina era stato compiuta a casa di suo fratello. Descrisse l’incursione in dettaglio grazie alla domestica di suo fratello che era stata testimone diretto della rapina. Quella domestica, una signora polacca, era stata minacciata dai rapinatori e decise di ritornare in Polonia. Suo fratello registrò la telefonata che fece ascoltare alla polizia alcuni mesi dopo. Il nastro era stato rovinato in quanto qualcuno vi aveva registrato della musica sulla parte importante parte della conversazione.
Dopo un mese, il corpo in decomposizione di Omar fu ritrovato in un campo e poi riconosciuto da suo fratello. Vadim Fursov, un cittadino americano nato in Ucraina, fu accusato dell’omicidio per esserne l’esecutore. Le accuse furono cambiate più tardi dalla procura e Fursov fu accusato di essere il mandante. Altre persone furono accusate per avere preso parte al complotto. La ragazza di Fursov, divenuta poi sua moglie, il suo amico Alexander, la ragazza di Alexander, così come tre individui russi che poi scapparono in Canada e Russia. Fursov fu arrestato in casa sua a Miami, dove viveva e lavorava come uomo di affari, e deportato in Italia. Sua moglie e l’amica di Alexander furono condannate per avere aiutato i propri uomini. Alexander fu giudicato colpevole ma poi assolto in appello. Le altre persone furono condannate ma non trascorsero mai un giorno in prigione in quanto avevano già lasciato l’Italia. Di tutte le persone giudicate colpevoli, Fursov è l’unico ancora detenuto.
L’intera storia intera suona strana. L’Interpol in Italia riceve un fax dalla polizia israeliana che riporta che un informatore ha detto loro che l’omicidio di Omar era stao commesso da due russi ed un palestinese. Gli investigatori privati e detective privati di ISOG hanno verificato che questo fatto non era stato investigato. Il testimone russo che aveva accusato Fursov e gli altri due russi, era stato trovato morto sotto un tram a Mosca. Mi fu riferito che il russo era molto vicino al KGB. Un testimone mi disse che lui conosceva molto bene Omar, erano davvero amici. All’inizio del 1990 in Europa molte persone dalle ex Repubbliche dell’Unione Sovietica erano arrivate e con loro molti agenti del KGB. Molti russi vivevano a Roma in attesa di un visto per Israele o gli Stati Uniti.
Anche la moglie del testimone era in effetti un ex agente segreto del KGB in San Pietroburgo. Dopo avere pubblicato un libro sulle persone russe che arrivavano in Italia in attesa di essere trasferiti in Israele, cominciò a scrivere un nuovo libro.
Egli aveva fatto molte fotografie delle persone russe a Porta Portese ed un giorno sua moglie riconobbe un vecchio “amico” di tra uno di quelli. Dopo un poco di tempo tutto il materiale che lui aveva preparato per il suo secondo libro scomparve dalla casa. Questo testimone mi confidò che c’era un palestinese che lavorava all’Ufficio Palestinese di Roma che visitava spesso Omar. Infatti, un sabato pomeriggio, mentre Omar stava parlando con quest’uomo, lui entrò nella camera da letto di Omar e vide molte casse russe che riconobbe essere casse militari per spedire armi.
Era questo il palestinese indicato dall’informatore della polizia israeliana come l’assassino? Ciò che incastrò Fursov era stato un braccialetto che un testimone egiziano, amico del fratello di Omar per il quale lavorava, aveva indicato. Questi disse di avere portato quel braccialetto dall’Egitto ad una certa data compatibile con l’omicidio che è dovuto essere stato rubato durante la rapina. Io dovevo localizzare il testimone egiziano che, dopo una intensa investigazione difesa penale, trovai nel reparto malattie infettiva di un ospedale di Roma. Là prendemmo la sua dichiarazione.
Gli investigatori privati e detective privati ISOG, esperti nella investigazione difesa penale, insieme a me cominciarono a indagare in profondità l’intero caso e a raccogliere altre prove dell’innocenza di Fursov. Io andai in Egitto e Ucraina per interrogare altri testimoni e riuscii a fare riprodurre ad un gioielliere un braccialetto identico a quello usato per incastrare Fursov. Il testimone egiziano riportò poi di averlo portato dall’Egitto in una data diversa, compatibile con la storia fornita dalla fidanzata di Fursov. È una lunga storia non ancora terminata! Stiamo aspettando che i giudici riaprano il caso.”
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